L’epicondilite fu descritta da F. Runge nel 1873 quando parlò di crampi dello scrittore, ma fu M. Morris, pochi anni dopo, il primo che utilizzò come nome descrittivo Tennis Elbow (gomito del tennista). Il gomito del tennista è una sindrome che presenta una sintomatologia dolorosa all’epicondilo laterale dell’omero.
Introduzione
L’epicondilite è un’infiammazione localizzata nella parte esterna del gomito, in corrispondenza dell’ epicondilolaterale.
La sintomatologia coinvolge i muscoli che originano dall’ epicondilo omerale e i tendini estensori dell’avambraccio.
È un disturbo molto comune, e spesso molto doloroso: si stima che in Italia ne sia affetta tra l’1 e il 3% della popolazione e che la fascia più colpita siano i lavoratori, tra i 25 e i 60 anni.
Questa problematica è conosciuta ai più con il nome di “gomito del tennista”, in quanto i tendini e i muscoli interessati sono proprio quelli messi maggiormente sotto sforzo dalla pratica del tennis.
In realtà ad esserne colpiti sono coloro i quali svolgono movimenti uguali e ripetuti del gomito, sia per motivi sportivi che professionali, e chi guida molto. L’epicondilite infatti insorge a seguito di un sovraccarico funzionale del gomito.
Quali sono le cause dell'epicondilite?
Come già affermato, non sono solo i tennisti a soffrire di questo disturbo.
Tra le cause di insorgenza infatti c’è la ripetitività del gesto di torsione o estensione del polso, il sollevamento pesi e l’uso esagerato dei muscoli dell’avambraccio.
Anche ripetuti microtraumi e la ridotta potenza dei muscoli dell’avambraccio risultano essere possibili cause di epicondilite.
Quali sono i sintomi?
Non esiste una lesione violenta o un improvviso intenso dolore associabile all’insorgenza di epicondilite.
I sintomi infatti si sviluppano gradualmente, si parla di settimane o mesi, motivo per cui spesso la problematica viene inizialmente sottovalutata.
I sintomi generalmente riferiti da chi soffre di epicondilite sono:
- Gonfiore e dolore localizzati sull’epicondilo laterale (parte esterna del gomito).
- Dolore all’ avambraccio, che può irradiarsi al polso e alla mano.
- Diminuzione della forza nella presa, sia che gli oggetti siano relativamente leggeri o pesanti.
- Rigidità mattutina.
- Dolore alla palpazione della zona interessata.
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Chi sono le persone più a rischio?
Generalmente, è maggiormente a rischio chi fa un uso intenso e prolungato della mano, sottoponendo a forte stress le articolazioni e relativi tendini.
Sono quindi a rischio epicondilite:
- Chi svolge lavori manuali: muratori, imbianchini, pittori, sarti, falegnami, idraulici, carpentieri, cuochi, macellai, giardinieri.
- Chi guida a lungo.
- Chi svolge sport con racchetta: tennis, padel, squash, badminton.
- Chi svolge altri sport quali: golf, scherma e sport di lancio, come giavellotto o disco.
- Chi svolge alcune attività come: giardinaggio o suonare alcuni strumenti musicali, tipo il violino.
Come curare l'epicondilite?
Per prima cosa, in caso di comparsa di dolore al gomito, è consigliato il riposo, ovvero interrompere quella attività durante la quale si manifesta il dolore, ad esempio lo sport.
Se i sintomi permangono nonostante lo stop, è opportuno rivolgersi al medico, il quale formulerà, a seguito di test specifici e palpazione della zona dolente, la diagnosi e si avvarrà, se necessario, di esami di diagnostica, come ad esempio un ecografia muscolo tendinea specifica della zona.
Generalmente, tra l’ 80 e il 95% dei casi, non c’è bisogno di ricorrere ad intervento chirurgico, ma si applicano terapie conservative al fine di migliorare la condizione, fino alla totale scomparsa dei sintomi e dell’infiammazione.
A tal proposito si deve tenere in assoluto riposo del braccio colpito finché l’infiammazione è in fase acuta. Per aiutare a ridurre il dolore e l’infiammazione, è utile applicare più volte al giorno un impacco freddo.
Il medico può poi prescrivere l’utilizzo di FANS, farmaci anti-infiammatori non steroidei, sia come pastiglie che come creme o gel ad uso topico.
Tutori e trattamenti:
Nel breve termine, la persona che soffre di epicondilite può avvalersi dell’ utilizzo di tutori specifici, che garantiscono il riposo dell’arto; essi infatti impediscono il compimento di alcuni gesti dolorosi, aiutando nel tempo ad alleviare i sintomi.
Se la problematica persiste, risulta allora utile rivolgersi a figure specializzate in terapia manuale. I massaggi ed alcune tecniche manipolatorie infatti sono di aiuto ad alleviare la dolorabilità e la rigidità muscolare.
Infine il terapista può mostrare degli esercizi utili al mantenimento della mobilità articolare e degli esercizi specifici per il recupero e rafforzamento muscolare.
Prevenzione:
Prevenire è meglio che curare. Per far si che la problematica non si presenti o ripresenti, è utile rinforzare la muscolatura di braccio e avambraccio, cosicché l’articolazione del gomito sia il più stabile possibile.
Inoltre, bisognerebbe evitare o almeno limitare come durata, tutti i movimenti ripetuti di torsione ed estensione del polso.
Ultimo, ma non per importanza, è utile ascoltare il proprio corpo, rispettarne le tempistiche di riposo e alla prime avvisaglie di problema, rivolgersi al proprio medico curante.
Conclusione
In conclusione, per quanto l’epicondilite coinvolga molte persone, e sia una problematica infiammatoria da non sottovalutare, nella maggior parte dei casi basta il riposo e la terapia manuale per scongiurarne un peggioramento. Rivolgersi a proprio medico e poi a massaggiatore MCB può essere la chiave per tornare ad utilizzare il gomito senza dolore.
Articolo scritto da:
Cristina Casati
Docente di mcb

In Kern School insegno sia materie teorico come neurologia, traumatologia e valutazione e recupero funzionale e pratiche come massaggio tradizionale, sportivo e miofasciale.
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