Introduzione
L’area anatomica che chiamiamo “collo” è un’area che si trova tra la testa e il tronco.
Oltre a rappresentare un punto di giunzione tra testa e spalle, il collo riveste un importante punto di snodo muscolare che permette alla testa di muoversi per esplorare lo spazio circostante e di relazionarci con l’ambiente esterno.
Grossolanamente possiamo dividere il collo in tre parti: strutturale, muscolare e viscerale.
La parte strutturale è rappresentata dalla colonna cervicale, sette vertebre impilate una sopra l’altra intermezzate tra loro da dei cuscinetti chiamati dischi intervertebrali. Inoltre, si hanno una serie di piccole articolazioni e legamenti che permettono alle vertebre di muoversi una sull’altra.
La parte muscolare rappresenta il “motore” della cervicale. I muscoli del collo hanno inserzione tramite i tendini su una o più vertebre cervicali, e grazie alla loro contrazione si verifica il movimento.
La parte viscerale è rappresentata dalla componente vascolare, che porta sangue da e per la testa, dall’iniziale porzione del tratto digerente e respiratorio ed infine dal sistema nervoso. Quest’ultimo è rappresentato dal midollo spinale all’interno della colonna cervicale, dalle componenti periferiche che da esso si diramano e che innervano tutte le singole porzioni della cervicale.
Non c’è una parte più importate, né una netta divisione fra le tre diverse parti.
Esse, infatti, si fondono insieme senza soluzione di continuità a formare il collo, grazie ad una struttura importante che è la fascia.
Con il termine cervicalgia, o dolore al collo, si intende un dolore localizzato nell’area del collo.
Più precisamente è un dolore percepito nella zona compresa tra: la nuca superiormente, lateralmente dai margini del collo ed inferiormente da una linea immaginaria passante sopra le spalle.
Cause
Le cause di dolore cervicale possono essere divise in due grandi classi: traumatiche e non traumatiche.
Il principale evento traumatico che viene registrato come causa di cervicalgia è il colpo di frusta, secondario ad un trauma della strada.
Sono da includere anche i traumi sportivi da sport di contatto e non, cadute accidentali, traumi cranici e infortuni domestici.
Il trauma crea una lesione alle strutture cervicali e di conseguenza si avrà infiammazione che a sua volta è responsabile del sintomo doloroso.
Nella classe “non traumatica” rientrano tutte le altre modalità e cause che possono scatenare dolore al collo.
Un esempio è il dolore al collo di tipo “meccanico”.
In questo caso la problematica è rappresentata da movimenti scorretti ripetuti più volte, e/o posture scorrette mantenute nel tempo.
Un esempio possono essere lavori manuali, che vengono ripetuti durante l’arco della giornata e i gesti atletici scorretti. Oppure posture scorrette mantenute a lungo, come per esempio la postazione seduta alla scrivania o al computer tenuta durante la giornata lavorativa.
Entrambi i casi possono causare dei microtraumi/lesioni con conseguente infiammazione delle strutture della colonna cervicale che possono creare a lungo, se non corrette, dolore.
Un’altra causa di dolore cervicale è quella causata da disfunzioni che sono anatomicamente lontane dall’area del collo ma che hanno un’influenza negativa sulla cervicale.
Né sono d’esempio disfunzioni viscerali, sia toraciche che addominali (es: esofago, cuore, stomaco, fegato e diaframma ecc.), che hanno ripercussioni negative sulla cervicale.
Questo è possibile per la continuità fasciale presente tra questi organi, il collo e l’innervazione delle aree viscerali di origine cervicale. In entrambi i casi viene veicolata un’informazione scorretta dall’area viscerale, la quale si traduce in una rigidità/blocco a livello delle vertebre cervicali corrispondenti o all’innervazione dell’organo in disfunzione o in continuità con la porzione di fascia in disfunzione.
Un’altra causa di dolore cervicale procurato da disfunzioni viscerali è il dolore riferito dall’organo stesso a livello somatico (del corpo) nel nostro caso specifico a livello del collo.
Tipologie di cevicalgia
Si possono distinguere diverse tipologie di cervicalgia in base al sintomo riportato dal paziente e in base alla durata del sintomo.
Se teniamo conto della durata del sintomo doloroso possiamo suddividere le cervicalgie in acute e croniche.
Con il termine acuto vengono identificate quelle situazioni dolorose in cui il sintomo persiste da meno di tre mesi.
Con il termine cronico invece vengono indentificate tutte le condizioni di dolore al collo persistente da più di tre mesi.
Se, invece, si valuta la tipologia di sintomo descritta dal paziente si possono avere cervicalgie di tipo muscolare, i sintomi si presentano durante il movimento o contro resistenza.
Nella cervicalgia di tipo strutturale i sintomi possono originare:
– dai dischi intervertebrali con una manifestazione dolorosa a fascia diffusa.
– dalle faccette articolari. In questo caso il dolore può essere puntiforme oppure riferito in aree più grandi e precise a seconda della faccetta colpita
– dalle strutture legamentose.
L’origine della sintomatologia può essere anche di tipo nervoso, con sintomi quali formicolii, mancanza di sensibilità e anche mancanza di forza. Questi sintomi vengono però percepiti a livello degli arti superiori.
Sintomi
Il sintomo più comune è il dolore. Questo può essere localizzato in tutta l’area del collo, alla nuca, alla base del collo, sulle spalle e può arrivare anche in mezzo alle scapole.
Un altro sintomo importante legato alla cervicalgia è il mal di testa.
Questo può localizzarsi a livello nucale, alla fronte oppure alle tempie.
Spesso si può presentare un mal di testa “a cerchio” che viene definito: cefalea muscolo tensiva, che ha origine da una tensione della muscolatura cervicale.
Si possono avere anche sensazioni di rigidità sia muscolare che al movimento, con difficoltà a compiere correttamente tutti i movimenti fisiologici del collo, oppure solo alcuni movimenti in direzioni specifiche.
Quando la rigidità, accompagnata da dolore, si presenta la mattina o a riposo dopo movimento o attività fisica si può ipotizzare una sintomatologia di tipo infiammatoria.
Si possono avere anche sintomi non localizzati al collo ma agli arti superiori. In questo caso siamo di fronte ad una problematica nervosa, una radicolo patia cervicale.
I sintomi riferiti sono formicolii, bruciori, mancanza di sensibilità e anche mancanza di forza.
Terapia

Lo scopo della terapia è quello di risolvere la sintomatologia riferita dal paziente.
Per fare questo l’osteopata inizialmente effettua una anamnesi prossima, sul problema del paziente, e successivamente remota sulla storia clinica, in modo da inquadrare correttamente il problema.
Dopo di che viene effettua una valutazione osteopatica che permette all’operatore, con una valutazione palpatoria e con test specifici di individuare delle aree che presentano delle disfunzioni osteopatiche.
Con tutte le informazioni ricavate dalle valutazioni l’osteopata è in grado di ideare un’ipotesi osteopatica, sulla causa del problema, e creare un trattamento specifico per il paziente.
Se la disfunzione osteopatica è situata a livello strutturale cervicale, l’osteopata mette in pratica una serie di tecniche atte a risolvere la disfunzione.
Tali tecniche fanno parte della terapia manuale e possono essere tecniche articolatorie o thrust atte a “sbloccare” un’articolazione o a migliorarne il movimento.
Tecniche ad energia muscolare, che sfruttano l’attivazione muscolare per migliorare la tensione e l’estensibilità dei muscoli colpito.
Tecniche fasciali che permettono un rilascio della fascia, struttura che mantiene una “memoria” della disfunzione.
Con il suo trattamento l’osteopata è in grado di modificare tale “memoria” e non permettere alle strutture cervicali di tornare alle posizioni di disfunzione che, prima del trattamento, venivano percepite come “normali”.
Nel caso in cui la disfunzione osteopatica risiede a livello viscerale, l’osteopata è in grado, con le sue conoscenze palpatorie ed anatomiche, di mettere in atto dei trattamenti manuali molto dolci che risolvono la disfunzione viscerale, in modo che l’informazione scorretta derivante non sia più causa della sintomatologia cervicale.
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Conclusioni
Bisogna considerare che il dolore al collo è diverso dal dolore agli arti superiori.
Di conseguenza non bisogna confondere il dolore cervicale con una radicolo patia cervicale, neppure trattare le due problematiche come se fossero la stessa cosa.
Questo comporterebbe un errore nella gestione del paziente, perché le due diverse condizioni patologiche hanno un’origine, una causa e un trattamento diverso.
Quindi di grande importanza per il trattamento della cervicalgia è un’anamnesi corretta sia della sintomatologia del paziente sia della sua storia clinica ed una disamina osteopatica approfondita, di modo da valutare correttamente i sintomi, la tipologia e la causa della problematica e di non incorrere in errori di trattamento e di gestione del paziente.
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